Pillola rossa: imprenditori e inclusione – 28 Gennaio 2020

Inclusione sociale…. Cosa significa? E perché un imprenditore dovrebbe occuparsene?

Questi i grandi temi della mattinata di oggi che ha visto l’incontro dei Clabber con Diletta Gazzaroli, ricercatrice dell’Univeristà Cattolica, Federico Bassignana, del dipartimento HR di Gefran, e Michele Pasinetti, direttore generale di Cauto. L’incontro è stato magistralmente coordinato da Amalia De Leo, ricercatrice dell’Università Cattolica.

Partiamo dall’osservazione che le società si stanno evolvendo, o dovrebbero farlo, da un concetto di integrazione a quello di inclusione. L’integrazione prevede infatti che la parte più forte assorba quella debole, mentre nel più attuale concetto di inclusione c’è accettazione di tutte le parti, che interagiscono pur nella loro diversità.

E i dati dicono che laddove l’inclusione è reale, anche il fatturato ne beneficia.

Ma come si passa ad una realtà inclusiva? Di certo non basta mettere insieme persone diverse, il punto chiave del successo sta nel saper gestire la diversità. Come?

Secondo Diletta Gazzaroli, la chiave è che l’inclusione che coniughi senso di appartenenza e individualità avvenga focalizzandosi sull’oggetto di lavoro.

Federico Bassignana ha illustrato come in Gefran siano all’avanguardia sul tema, con azioni e iniziative che tendono a favorire l’inclusione di 4 generazioni diverse, di culture, paesi e religioni diverse. Ad esempio, per far sì che il know how acquisito resti in azienda, Gefran permetterà ai lavoratori vicini al pensionamento di lavorare part-time, affiancando un nuovo giovane al quale trasmettere la propria esperienza. Un vero e proprio passaggio di testimone.

Michele Pasinetti ha lanciato una provocazione: tu che tipo di imprenditore vuoi essere? Uno per cui l’inclusione è un aspetto marginale, o uno per cui l’inclusione è al centro dell’azienda? E ha portato l’esempio di Cauto. Che è un’impresa vera, che fa profitto, sebbene questo sia solo il mezzo per dare lavoro a persone temporaneamente fragili. Che un domani potremmo essere tu ed io. Ha sottolineato come per realizzare l’inclusione sociale non serve essere buoni o buonisti. Serve essere capaci di fare scelte imprenditoriali buone. E di volerle fare.

In conclusione, per mettere al centro della propria impresa il tema dell’inclusione servono competenze gestionali, economiche, sociali, tecnico-ambientali. E tanto impegno e fatica. Ma la soddisfazione di chi sceglierà questa strada sarà enorme.